INFORMAZIONI Titolo: Accabadora Autore: Michela Murgia Editore: Einaudi Prezzo: 12 Voto: 8/10
Michela Murgia
Nasce a Cabras nel 1972. Il suo primo libro viene pubblicato da ISBN nel 2006: Il mondo deve sapere, il diario tragicomico di un mese di lavoro che ha ispirato il film di Paolo Virzì Tutta la vita davanti.
“Sono nata in Sardegna, e per quanti indirizzi abbia cambiato in questi anni, dentro non ho mai smesso di abitarla, sognandola indipendente in ogni accezione del termine. Mi sono diplomata in una scuola tecnica e dopo ho fatto studi teologici, ma questo non ha fatto di me una teologa, almeno non più di quanto studiare filosofia faccia diventare la gente filosofa. Non mi piace essere definita giovane, a 37 anni essere considerati adulti dovrebbe essere un diritto. Non fumo, non porto gioielli preziosi, detesto i graziosi cadaveri dei fiori recisi, i giornalisti che mi chiedono quanto c’è di autobiografico e gli aspiranti pubblicatori che mi mandano da valutare romanzi che non leggerò mai, perché preferisco di gran lunga i saggi. Sono vegetariana, ma so riconoscere le occasioni in cui si può fare uno strappo. Per etica politica mi definisco di sinistra, e nel mio ordine interiore quella parola ha ancora senso. Sono sposata, e questo mi ha resa una persona più trattabile, anche se mi rendo conto che a leggere questa biografia non si direbbe. C’è tempo.” (Dal sito ufficiale della scrittrice)
Accabadora
Fillus de anima.
È così che li chiamano i bambini generati due volte, dalla povertà di una donna e dalla sterilità di un’altra. Di quel secondo parto era figlia Maria Listru, frutto tardivo dell’anima di Bonaria Urrai.
Quando la vecchia si era fermata sotto la pianta del limone a parlare con sua madre Anna Teresa Listru, Maria aveva sei anni ed era l’errore dopo tre cose giuste. Le sue sorelle erano già signorine e lei giocava da sola per terra a fare una torta di fango impastata di formiche vive, con la cura di una piccola donna. Muovevano le zampe rossastre nell’impasto, morendo lente sotto i decori di fiori di campo e lo zucchero di sabbia. Nel sole violento di luglio il dolce le cresceva in mano, bello come lo sono a volte le cose cattive.
Maria e Tzia Bonaria hanno un rapporto particolare, vivono come mamma e figlia ma non lo sono davvero, la loro unione è più speciale per certi versi: ha il valore aggiunto delle cose che si sono scelte. Maria è l’ultima di cinque sorelle così venne affidata a Tzia Bonaria da cui ha molto da imparare.
Tra i tanti insegnamenti quello che rimarrà più impresso nel cuore di Maria riguarda l’accettazione. Accettare le scelte degli altri anche quando da lei sono considerate inopportune e ingestibili. Accettare la libertà, questa è la decisione che più delle altre è stata un macigno sul cuore per Maria.
La protagonista accoglie la sfida più significativa e difficile di tutte, quella di imparare con umiltà e dignità a comprendere sia la vita che la morte.
Ho amato la scrittura della Murgia, lineare e veloce. È stato il mio primo libro, decisamente una piacevole scoperta.